III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA – ANNO B
Is 32,15-20; Sal 50; Rm5,5b- 11; Gv 3,1-13

III dop mart Gio2024La parola di Dio nei Vangeli è sorprendente. Non è solo un racconto della storia di Gesù con i suoi primi discepoli, con coloro che lo hanno seguito e con coloro che gli si sono a Lui opposti, ma è Parola che è sempre impregnata dal grande mistero della morte e risurrezione del Signore. Ci accorgiamo che sempre e di nuovo, questa Parola non cessa mai di chiamarci a vivere in un altro modo che produca una rigenerazione ed una rinascita dall’alto. È il caso dell’ incontro tra Gesù e Nicodemo. «Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di notte»; è personaggio che lascia che la situazione gli parli perché ha formulato bene in se stesso la verità di quell’Uomo: «sappiamo che sei venuto da Dio come maestro». È un cammino personale, segreto, arriva a Gesù di notte, arriva con ciò che ha costruito dentro di sé, il suo rapporto con la conoscenza, la sua capacità di deduzione: Gesù è un maestro che insegna. «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio», si sente rispondere da Gesù; è risposta alla sua introduzione, è risposta che ha fermezza e chiarezza. Va dritto al punto, lo vuole condurre ad un’apertura che va oltre le semplici conoscenze fisiche. Indica il percorso vero, quel sogno di Dio di avere per sé ogni sua creatura, questo è il nascere dall'alto. È qualcosa che ci permette di entrare in una nuova vita indipendentemente da chi siamo. Il nascere dall’alto indica ciò che Dio in Gesù Cristo ci vuole dare: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio». Il tempo della Risurrezione è il tempo della novità radicale, è il passaggio dalla notte al giorno, appunto, il tempo della rinascita, l'inizio di un cammino sempre nuovo. Le parole di Gesù sono un appello all'apertura e all'abbandono all'insondabile Mistero di Dio, che non si può catturare per farlo diventare proprietà privata: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Il cammino è tracciato, occorre continuare ad accogliere ciò che viene dato, un nuovo deserto, una nuova manna, una nuova Pasqua. Gesù dialogando con Nicodemo, allarga il suo discorso ad ogni credente, passa da te, da me, a noi. Il nome di Nicodemo [il popolo vittorioso] porta questo universalismo della vittoria di Gesù con la sua Risurrezione: «bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»; Gesù attira tutti gli uomini a sé, al Padre e a quella vita eterna che è la vita stessa di Dio. Ciò che è vero per Gesù (la sua origine divina e la sua vittoria sulla morte) è vero anche per ogni uomo, per ogni credente identificato in “colui che crede". Ogni uomo è da Dio, a sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26).

L'uomo creato è l'uomo dell'alleanza: l'alleanza compie la creazione voluta da Dio, e perché Nicodemo trovi questa strada, Gesù lo immerge di nuovo nelle sue origini (la nascita), poi lo conduce all'universale (ogni uomo). Se si fa entrare lo Spirito, il rinascere dall’alto non solo diventa una cosa possibile, ma diventa un dono che si impara ad invocare, perché è il dono della Risurrezione. Chi ha dentro una voglia umile, sincera di rinascita, di ripresa di vita che si rilancia, ha dentro di sé appianato questo cammino (cfr Is 40,4). Il rischio vero per ciascuno di noi è quello di rimanere immobili anche se si pensa di camminare. Lo dico con molto rispetto perché è un atteggiamento di vita che ha dentro effettivamente tante ragioni di verità, ma è anche vero che, se si apre davvero il cuore allo Spirito del Signore, al Vangelo del Signore, si riescono a compiere passi nuovi. Passi di rinascita che magari saranno anche piccoli, magari umili che non sono roboanti e non hanno nessuna solennità; è quel rinascere tra le fatiche della vita che possiamo paragonarlo al germoglio che pian piano si trasforma in stelo e riesce a bucare la terra aprendosi al sole vero. Il Vangelo ci consegna questo regalo affinché diventi davvero un elemento di aiuto grande per la nostra vita. Nicodemo, andando da Gesù di notte, compie quel primo passo che è passo rischioso per un leader ebreo, è passo che fa rischiare di essere considerato un traditore, ma è passo di coraggio, di chi decide di affrontare la notte buia delle preoccupazioni e dell'ignoranza, per andare verso la luce. Credere è correre dei rischi: il rischio di essere contraddetti nelle proprie convinzioni, il rischio di essere oggetto di calunnie, il rischio di perdere anche la stima e la considerazione delle altre persone. Il cammino di fede e di conoscenza è sempre un cammino di crescita e di maturazione in cui l'uomo è chiamato a rinascere dall'alto. E il vento dello Spirito soffia dove vuole, ancor di più su chi accetta di affrontare il cammino forte della speranza nella fedeltà permanente di Dio. Ci aiuta in questo senso la pagina breve del testo del profeta che ha in sé un’immagine che fa da preludio a tutto ciò: «il deserto diventerà un giardino». È avvenimento che tutti ritengono impossibile e incredibile, ma se si ospita davvero nel proprio cuore la realtà della Parola viva che non ritorna a Colui che l’ha pronunciata senza che porti frutto (cfr Is 55,10-11), è immagine che si avvera. Magari parte sommessamente come una sorta di bagaglio che ci accompagna nel cammino, ma che ad un certo punto estraiamo si «cose nuove e cose antiche» (cfr Mt 13,52) che fanno riaccendere il proprio cuore così da ripartire e far della propria vita insipida, realtà bella, realtà viva. E Paolo ci dice dove andare a trovare questa risorsa: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato». Ciò che è infinitamente grande per ricchezza, per capacità di amore, per volontà di unione - l’amore di Dio, l’amore per la Vita - è riversato su di noi infinitamente piccoli per indirizzarci, nel nostro cammino di fede, verso quella Vita promessa fin dalle origini. Il piccolo augurio che oggi vorrei fare per questa tappa di un anno pastorale appena iniziato, è incoraggiarci reciprocamente affinché il Vangelo diventi parola amata, vissuta, diventi dono che ci accompagna e da cui ci facciamo accompagnare, diventi grazia, diventi luce che fa strada ai nostri passi.

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