Egli era la lampada che arde e risplende
III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B
Is 51, 1-6; Sal 45 (46); 2 Cor 2, 14-16a; Gv 5, 33-39
“Le profezie adempiute” è il titolo assegnato a questa terza domenica di Avvento, ma forse può essere più adeguato dire “le promesse che continuamente si realizzano”; esse, infatti, si compiono sempre anche qui e ora in questo Avvento, nel prossimo Natale del Signore che noi aspettiamo con tanta speranza. La pagina del profeta Isaia è pagina davvero intensa, capace di disporre il cuore alla speranza. Ogni frase meriterebbe di essere trattenuta per il vigore e la capacità di ancorare a qualcosa di saldo, qualcosa che regga nei tormentati tempi che la storia abbraccia. L’immagine che ci viene donata è quella della roccia: «Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti»; il profeta vuole farci constatare che tutti veniamo da lì, tutti veniamo da quel popolo che il Signore si è scelto e di cui: «ha pietà di tutte le sue rovine». L’immagine della pietra tagliata dalla roccia è immagine viva e superba; non definisce una roccia friabile che con l’andare del tempo si consuma, ma presenta la roccia granitica che, se anche esposta alle peggiori intemperie, resiste. Il profeta Isaia ci dice “guardate che voi siete solidi come quella cava lì, come quella roccia” perché lì è la vostra nascita, la vostra origine. Il contesto storico vedeva per quel popolo un periodo di profonda fatica, una profonda precarietà e il senso di disfatta segnava l’incapacità di vivere la chiamata del Signore. È il Signore che per mezzo del profeta dice: «Alzate al cielo i vostri occhi», invita a guardare da dove si è partiti. Per questo le parole della profezia non sono solo voce riservata al popolo di allora; il Signore parla ancora così al nostro cuore oggi. Non è difficile, infatti, riconoscere che spesso la vita ci riserva momenti di smarrimento personali o famigliari; periodi che si riflettono anche nelle relazioni di comunità ed è difficile reggere a questi disorientamenti, ma il Signore continua a spronarci con parole che devono essere conservate nel nostro cuore come verità e dono prezioso. Sono parole che vengono da lontano, vengono da Colui che promette: «la mia salvezza durerà per sempre» e le cui promesse non sono mai a vuoto. Là dove si decidono i passi, le scelte, il cammino d’Avvento si apre alla speranza proprio perché, ci dice il Signore, noi veniamo da lì, veniamo dalle certezze di una Roccia che non può consumarsi come invece si consuma un vestito. Le attese e le speranze di noi uomini e donne di questo millennio, sono state le attese e le speranze di quel popolo in cui Cristo si è fatto uomo; portiamole con noi come tappa d’Avvento per un cammino di fiducia anche quando la strada comincia a salire e le difficoltà si vanno moltiplicando. E il Vangelo ci mostra il cammino di un uomo dell’attesa; Gesù parlando di Giovanni Battista dice: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. […] Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce». Immagine significativa quella della lampada che arde e fa luce. Il dramma di chi aspettava e vedeva assottigliarsi sempre più la speranza che le promesse antiche non si concretizzassero, era davvero forte e Giovani Battista nel suo essere uomo dell’attesa e testimone della verità, aiuta coloro che vogliono aprirsi a quelle promesse. Il rallegrarsi anche per un momento alla sua luce, racconta non solo il desiderio di ricevere una novità importante, ma anche avere la certezza che Dio quelle promesse, attese per secoli, le stava adempiendo in Gesù Cristo. Gesù, infatti, di sé dice: «Ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere». Non è più Giovanni Battista a testimoniare, è addirittura il Padre attraverso le opere che Gesù compie.