Signore dammi quest’acqua
I Domenica di Quaresima – Anno B
Dt 5, 1-2. 6-21; Sal 18; Ef 4,1-7; Gv 4,5-42
È esigente certo, ma c’è ed è risorsa vera: è la Parola che attraversa la storia per illuminarne il cammino senza perdere nulla di attualità e di urgenza perché anche se i linguaggi sono diversi, il decalogo è presente a ognuno di noi. L’intero libro del Deuteronomio è una riflessione su ciò che è stato il cammino del popolo di Dio nel deserto. La pagina di oggi usa termini che sono patrimonio di tutto il Libro: ascolta, ricordati, non dimenticare, quasi fossero l’insieme del comandamento numero zero a cui poi seguono tutti gli altri. Ascolta ciò che il Signore tuo Dio ti dice: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile». È la misericordia di Dio che, accogliendo il grido di sofferenza di quel popolo schiavo, lo ha liberato dalle mani dell’Egitto accompagnando, lungo i passaggi difficili del deserto, il suo cammino di liberazione. Ricordati di questo e non dimenticare che il Signore è venuto a prenderti lì per tracciare una strada nuova e portarti a libertà in una terra buona, in una terra che è benedetta da Dio, in una terra dove tu puoi vivere lunghi giorni ed essere felice. Questa è un’altra espressione che fa bene. “Felice” è un termine per sé semplicissimo che capiscono tutti. È una delle esperienze più belle che assaporiamo fin da quando siamo piccoli. Ecco, quell’ascolta, ricordati e non dimenticare, vuole proprio dirci che Dio è così, ti viene a cercare scendendo anche lì dove tu ti sei perso per responsabilità tua o per responsabilità di altri. Questa è parola importante e bella da ascoltare nella fede, ascoltarla come la consegna che un Padre fa ai propri figli avendo cura del loro cammino nella loro libertà. Mi sembra proprio l’introduzione forte alla pagina del Vangelo, pagina che non ha solo come risorsa la Parola, ma che ci porta in dono anche l’incontro con Lui, con Gesù. Nell’ora più calda del giorno piazzarsi lì a quel pozzo in attesa, vuol proprio dire, scegliere di incontrare veramente chi a quel pozzo a quell’ora ci va. L’indicazione del Vangelo: «Era circa mezzogiorno» quando si è fermato stanco era ora insolita, ma dice tutto il suo desiderio di incontrare per lasciarsi incontrare da quella donna samaritana che va al pozzo a quell’ora. La sete di Gesù è sì fisica, ma è anche quella di aiutare a fare verità nella vita di quella donna, ridare dignità a quella persona affinché possa stare in mezzo agli altri. Questo è il volto del Signore che il testo da subito ci racconta. Parallela all’opera di Dio che va in cerca dell’uomo, c’è l’attività dell’umanità (rappresentata dalla donna samaritana che non ha nome) che si muove con il suo bisogno simbolicamente rappresentata dalla brocca vuota; va a cercare ciò che può calmare la sua sete. Attinge ora qui ora là, va al pozzo poi ci ritorna e continua a girare a vuoto, non è il desiderio che la fa muovere, ma solo bisogno. Il pozzo poi, il luogo da cui prelevare l’acqua per la propria sete, è profondo come sono profondi i meandri del suo cuore che non riesce più a visitare. Testo stupendo che non si esaurisce mai. Il dialogo tra la donna samaritana e Gesù ha un dinamismo che partendo dal bisogno, pian piano, si trasforma in desiderio. Il bisogno non è libero, piega la volontà all’azione ritenuta improrogabile; il desiderio invece salendo dal cuore, adagio adagio, introduce una prospettiva nuova di libertà. «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno», sono parole che aprono il cuore della donna al passo che Gesù invita a fare. Non c’è un giudizio, non disprezzo quello tipico dei Giudei, Gesù non entra in queste dimensioni neanche quando affiora il vissuto di lei, no! La volontà di Gesù è quella di svelarsi come Egli è, non tiene niente per sé, ti vuole così tanto bene che quando capisce che ti manca ancora il tesoro, ecco te lo vuole dare: «Sono io che ti parlo» (4,26).