Riguarda questo frammento de “il circo della farfalla”, oggi partiamo da qui
DAL PRIMO LIBRO DI SAMUELE.
Davide disse a Saul: «Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo». 33Saul rispose a Davide: «Tu non puoi andare contro questo Filisteo a combattere con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua adolescenza». 34Ma Davide disse a Saul: «Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. 35Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la pecora dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo. 36Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha sfidato le schiere del Dio vivente». 37Davide aggiunse: «Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo». Saul rispose a Davide: «Ebbene va' e il Signore sia con te». 38Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo rivestì della corazza. 39Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato». E Davide se ne liberò. 40Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nella sua sacca da pastore, nella bisaccia; prese ancora in mano la fionda e si avvicinò al Filisteo.
41Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. 42Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto. 43Il Filisteo disse a Davide: «Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?». E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dèi. 44Poi il Filisteo disse a Davide: «Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche». 45Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai sfidato. 46In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e ti staccherò la testa e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele. 47Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché del Signore è la guerra ed egli vi metterà certo nelle nostre mani». 48Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse a prendere posizione in fretta contro il Filisteo. 49Davide cacciò la mano nella sacca, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. 50Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra, colpì il Filisteo e l'uccise, benché Davide non avesse spada. 51Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.
Rischiare significa accettare la possibilità di fallire. Rischiare appartiene all’esercizio stesso della libertà. Possiamo scegliere il grado di rischio, ma ogni decisione in qualche modo lo contiene.
L’altra faccia della medaglia del rischio è la possibilità. Non si può entrare nel regno del possibile senza accettare di attraversare la soglia del rischio. Bisogna accettare che in ogni mia decisione ci sia una parte di imponderabile: qualcosa che non è in mio potere, ma da cui dipende l’esito della mia decisione.
Will, ad esempio, esita di fronte all’attraversamento del ruscello. Non conosce le sue possibilità e il rischio per lui appare inaccettabile, solo la parola di Mendez, che lo provoca e lo stimola, lo spingerà a credere in se stesso. L’uomo è strano. Meravigliosamente complesso. Profondamente relazionale. Ha bisogno che sia un altro a spingerlo a esplorare le sue possibilità. Solo un atto di fiducia, di fronte ad una Parola che si mostra affidabile, può farci accettare il rischio di vivere.
Dal canto suo Davide cammina, quasi arrogante, verso il suo nemico sorretto dalla certezza che la sua forza non sgorga solo da sé, ma da quel Signore che lo ha liberato più volte dai pericoli. La fede di Davide rasenta quasi l’ingenuità. Ma in questo trova la sua risorsa più grande. Il giovane Davide è capace di un audacia che sembra preclusa a soldati di più apprezzabile esperienza. Aprirsi alle nuove possibilità chiede sempre un pizzico di follia. La follia di rinunciare alle proprie sicurezze per aprirsi a prospettive più creative. Questo non significa vivere da temerari, ignorando rischi e pericoli. Significa, piuttosto, accettare che la vita non permette di restare in panchina (cfr. Parabola dei talenti: Mt 25,14-30), ma chiede di darle fiducia.
Di fronte ai cambiamenti qual è il mio atteggiamento: oppongo resistenza rifugiandomi nel famoso adagio: “si è sempre fatto così” oppure accetto la laboriosa e creativa fatica che accompagna ogni trasformazione?